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Calendario venatorio regionale, pronte le osservazioni del WWF: “Evitare di avallare gli errori filo-caccia del passato”

Dal WWF Abruzzo riceviamo e pubblichiamo:

E’ al vaglio del comitato VIA regionale il calendario venatorio regionale 2017/18.
Dopo aver inviato nei mesi scorsi documenti all’Assessore Pepe e ai funzionari regionali, il WWF ha prodotto delle osservazioni che ha trasmesso ai componenti del Comitato. L’Assessorato di Pepe, infatti, continua a ripetere gli errori del passato, tutti e sempre tesi a favorire i cacciatori. Errori che, è bene ricordare, negli anni scorsi, grazie ai ricorsi amministrativi del WWF, sono stati sempre censurati dal Tribunale Amministrativo Regionale.
I problemi sono gli stessi degli anni passati: mancanza di censimenti su cui effettuare le valutazioni in merito alla possibilità di cacciare determinate specie (ad esempio: la beccaccia), allungamenti ingiustificati dei periodi di caccia (ad esempio: tordo bottaccio, tordo sassello e cesena, oltre la stessa beccaccia), inapplicabilità e parzialità per quanto riguarda il divieto di utilizzo dei pallini di piombo (pericolosi per l’ambiente, la fauna e lo stesso uomo), deregulation totale nella caccia al cinghiale che praticamente potrà essere cacciato tutto l’anno con conseguenti problemi anche su tutte le altre specie ad iniziare dall’Orso bruno marsicano (specie a concreto rischio di estinzione), nessuna attenzione ad aree ad alto valore ambientale e con concentrazione di rapaci in migrazione come la Piana delle cinque miglia e i colli limitrofi, ecc.
«Ancora una volta la Regione Abruzzo fa finta di non capire – evidenzia Luciano Di Tizio, Delegato del WWF Abruzzo. – Ogni anno l’Assessorato prova a far passare pratiche di caccia non consentite al solo scopo di accontentare la parte più retrograda del mondo venatorio, rinunciando al proprio mandato di gestire la fauna nell’interesse della collettività e non di una minoranza armata. E ogni anno questi tentativi vengono inesorabilmente bocciati! Ci chiediamo come possa fare un organismo che dovrebbe essere tecnico come il Comitato VIA a non prendere atto dell’evidenza dei fatti, sia dal punto di vista scientifico che normativo. È evidente che se la Regione dovesse insistere su questa strada, ci troveremo costretti a fare nuovamente ricorso al TAR per l’annullamento. Nell’attesa che, prima o poi, anche la magistratura contabile, che dovrà essere opportunamente informata, si decida a valutare tali comportamenti».

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