I drammatici giorni dell’emergenza neve, con il totale black out energetico per centinaia di migliaia di persone e la pericolosissima esondazione dei fiumi, le abruzzesi e gli abruzzesi non la dimenticheranno facilmente. L’Abruzzo è una Regione per circa la metà costiera e varie alternative infrastrutturali (strade, autostrade, ferrovie su tutto), cosa sarebbe potuto accadere se il territorio fosse stato tutto montuoso e una sola possibilità di accesso e transito? Una volta di più (perché in questi anni le avvisaglie sono state copiose) il territorio ha mostrato la sua totale fragilità. Eppure, per equilibri interni al PD e con i propri alleati (a partire da Sel), è stato sacrificato e non esistono più assessorati autonomi all’ambiente e alla protezione civile. Dopo la nevicata del febbraio 2012 una consigliera regionale del PD, oggi assessore regionale, dopo aver rimarcato che c’era stato ampio preallarme (e davanti al black out elettrico di 24 ore per 6000 utenze, parole sue dell’epoca) scrisse che l’Abruzzo era “pericolosamente disorganizzato e bloccato da una nevicata annunciata” aggiungendo che vi era stato “sostanziale collasso della rete infrastrutturale abruzzese”. Con lo stesso metro di giudizio cosa dovremmo dire ora?
In questi anni, anche noi direttamente o partecipando a mobilitazioni, comitati, movimenti, tantissime sono state le denunce della situazione del territorio. Abbiamo invece continuamente assistito alla costruzione di strade, come la fondovalle sangro, che non ci sembra vedano in cima alle considerazioni il rischio del dissesto. Senza dimenticare grandi varianti autostradali, mega infrastrutture portuali, centri commerciali a un passo dal fiume (per poi costruire a monte, con soldi pubblici, vasche di esondazione a carico della fiscalità pubblica), mega elettrodotti. Non servono a questa Regione mega elettrodotti (che non soltanto non hanno azzerato il rischio black out ma che, anche solo per la presenza di un maggior numero di piloni rispetto a prima della costruzione, si potrebbe pensare aumentino il rischio), non servono mega infrastrutture, ma un’unica grande opera: messa in sicurezza, risanamento, bonifica, tutela di fiumi, montagne, coste, strade. E’ stato uno dei capisaldi della protesta popolare (alla quale, per quanto ci è stato possibile, abbiamo partecipato) contro la costruzione dell’elettrodotto Villanova-Gissi, con moltissimi cittadini che si sono opposti (in giorni anche drammatici, come le cronache hanno riportato) all’esproprio di terreni che per loro hanno rappresentato fonte di reddito e gran parte della vita. Una mobilitazione nella quale associazioni e comitati hanno duramente criticato quella che hanno definito l’assenza della Regione, che non è stata con decisione e risolutezza, fino all’ultimo, senza se e senza ma, a lottare al loro fianco. Ora, durante l’emergenza Mazzocca ha pesantemente criticato Terna ed Enel, dicendo che non hanno fatto quando dovevano …
Senza dimenticare che la neve, insieme a nuove scosse di terremoto, ha colpito la provincia de L’Aquila che – incredibilmente – ormai quasi 8 anni dopo non vede ancora la fine dell’emergenza e una vera ricostruzione. Terna ha registrato un aumento delle proprie quotazioni in borsa nelle stesse ore in cui i suoi tralicci hanno lasciato al buio decine e decine di migliaia di cittadini abruzzesi, moltissimi sindaci hanno protestato perché non riuscivano a comunicare con l’Enel. Tutto questo è il frutto anche del processo di liberalizzazione e privatizzazione portato avanti nel nostro Paese. Processi che hanno consegnato un servizio pubblico essenziale come l’elettricità al mercato neoliberista più sfrenato, mettendo i profitti in cima a tutto e togliendo ogni contatto e controllo pubblico. Scelte politiche che vedono nel PD, il partito di D’Alfonso e principale azionista della maggioranza alla Regione Abruzzo, uno dei suoi più decisi esecutori.
Davanti a tutto quello che le abruzzesi e gli abruzzesi hanno subito, davanti al quadro generale dell’Abruzzo ampiamente documentato, ad una devastazione conseguenza di politiche neoliberiste che hanno tolto ai cittadini per regalare al solo mercato e al profitto servizi pubblici essenziali, e a quanto riportiamo in questo comunicato, possiamo trarre solo una richiesta conclusiva: le immediate dimissioni di D’Alfonso e dei suoi collaboratori, a partire dall’ex assessore regionale all’Ambiente e alla Protezione Civile Mario Mazzocca. A chi li ha sostenuti e li sostiene, e si ritiene ambientalista, di sinistra, “compagna” o “compagno”, non possiamo che chiedere: non vi vengono autocritiche e riflessioni davanti a quel che sta succedendo?
Sinistra Anticapitalista Abruzzo