Si è svolta ieri mattina la conferenza stampa indetta dal partito dei ‘Fratelli d’Italia’. Argomento trattato: l’uso dei voucher per prestazioni di lavoro di carattere accessorio. Da parte del partito di Sigismondi, Di Michele Marisi e Suriani si contesta l’uso fatto da parte delle amministrazioni Lapenna e Menna dei suddetti voucher. Oltre alla protesta, la proposta: stabilire dei criteri oggettivi di scelta per “renderli fruibili alla stragrande maggioranza dei vastesi”. La storia dei voucher del Comune di Vasto è iniziata nel 2010. La legge 33 del 2009 ha modificato l’art.70 del D.lgs. 276 introducendo e consentendo alle pubbliche amministrazioni l’utilizzo di buoni di lavoro ovvero di prestazioni di lavoro a carattere accessorio. Nel 2010 con la delibera 169 del 19 maggio, la Giunta comunale presieduta dall’allora sindaco Lapenna approva l’utilizzo dei voucher. Secondo Marco Di Michele Marisi, “tre punti vanno capiti per comprendere l’utilizzo dei voucher. Primo punto: la stessa determina parla di esigenze lavorative di carattere occasionale quindi discontinue e saltuarie: il secondo punto è che la domanda stessa riporta la tipologia di lavoro per cui si può avere accesso al voucher e parliamo di lavori di tipo manuale come manifestazioni sportive, culturali, lavori di giardinaggio, pulizia, manutenzione di edifici strade parchi e monumenti. E il terzo punto è che lo stesso dirigente (responsabile della procedura, NdR) dice che non sarà – rispetto alle domande di voucher che perverranno in Comune – predisposta alcuna graduatoria di merito o di preferenza ammettendo sin da subito che evidentemente si sceglierà con un criterio che non è dato di sapere”. Secondo l’uomo politico, inoltre, “dopo 8 giorni dalla delibera il dirigente con determina 74 del 27 maggio approva l’avviso allegando il modello di domanda per permettere ai cittadini di fare richiesta di accesso ai voucher”. Lo stesso ha anche aggiunto che “quello del 27-5-2010 è il primo ed ultimo avviso pubblico che il Comune bandisce per la ricerca di voucheristi. Ed è l’unico atto che all’interno contiene la domanda per accedere ai voucher. Stando a questa determina dovremmo pensare che il Comune da allora non ha più acquistato voucher. E così invece non è perché dal 2010 al 2016 il Comune ha acquistato centinaia di migliaia di euro di voucher dando lavoro a decine e decine di persone per le quali dovremmo chiedere come abbiano fatto a lavorare negli uffici comunali nonostante il vecchio modello di domanda non fosse adeguato alla nuova legge e non prevedesse il lavoro all’interno degli uffici, ma soprattutto sarebbe da chiedersi dove abbiano reperito il modello di domanda visto che le determine non hanno una sezione archivio all’interno del sito del comune ”. Non solo: “a noi sembra, anzi a tutti sembra che se si entra in Comune queste persone lavorano negli uffici del Palazzo di Città. Manca un regolamento che stabilisca, innanzitutto, come si possa accedere ai voucher e chi può farlo, manca un progetto che stabilisca per che cosa i voucheristi vanno a lavorare, manca, insomma, una regolamentazione dell’utilizzo dei voucher nel Comune di Vasto. Perché non c’è il regolamento? La risposta è molto semplice: perché le amministrazioni Lapenna prima, e Menna adesso, utilizzano i voucher per fare clientelismo, per prendere a lavorare in Comune le persone che vogliono”. Riassumendo: secondo gli esponenti del partito di Giorgia Meloni i voucher, di cui si prevedeva un utilizzo per lavori di tipo manuale, vengono utilizzati per assumere personale interno agli uffici comunali, personale selezionato in base a criteri discrezionali, mentre i cittadini ‘comuni’ non sarebbero in grado neppure di fare una domanda di accesso ai voucher per assenza di modulistica. Manca, inoltre, un regolamento che disciplini l’utilizzo dei voucher stessi, e in questo Vasto è “uno dei pochi comuni in Italia”. Oltre alla protesta, i ‘Fratelli d’Italia’ intendono farsi carico anche di una proposta, che prevede un uso ‘alternativo’ dei voucher. Gli stessi, infatti, hanno depositato presso il Comune di Vasto una proposta di regolamento. Questi i punti salienti: i dirigenti dovranno preparare dei progetti che prevedano e disciplinino le prestazioni lavorative dei voucheristi, specificando tipo di lavoro richiesto, titoli necessari, durata e costi. I progetti, quindi, passeranno al vaglio della giunta che, in caso di approvazione, li ratificheranno con atti di indirizzo che saranno affissi all’albo pretorio, così che i cittadini dotati dei requisiti richiesti possano prenderne atto e decidere se proporre la propria candidatura. I soggetti destinatari dovrebbero essere i disoccupati e i percettori di integrazioni salariali e quelli caratterizzati da ISEE minore di euro 20000 privilegiando chi ha un ISEE più basso. Prevista la valutazione del titolo di studio necessario per il tipo di lavoro richiesto. La proposta di FdI prevede un tetto massimo di ore lavorative per ogni voucherista: 500 ore annue. Obiettivo conclamato della proposta di FdI, per Vincenzo Suriani, è quello di: “aprire le opportunità all’interno della pubblica amministrazione a tutti”. Secondo lo stesso Suriani, “veniamo da un’epoca cupa, da 10 anni in cui la trasparenza non ha fatto parte del patrimonio di questa città”. E’ venuta l’ora di dare opportunità “a tutti, a prescindere dai colori politici, a prescindere dalle tessere sindacali, a prescindere dalle tessere di partito”. Marco Di Michele Marisi, che durante la conferenza stampa non ha lesinato le stoccate all’amministrazione comunale (che, a suo avviso, utilizza lo strumento dei voucher “buttando nel cesso il merito buttando nel cesso la trasparenza buttando nel cesso la legalità”) ha concluso il suo intervento definendo l’attuale metodo di selezione dei voucheristi “non illecito, ma amorale” e ha lanciato una provocazione al sindaco, offrendo allo stesso un voucher del valore di euro 7.50 (è la retribuzione oraria dei voucheristi, NdR) in caso di approvazione del regolamento proposto da FdI “perché per approvare questo regolamento ci vuole un’ora di tempo”.
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Voucher. I ‘Fratelli d’Italia’ accusano l’amministrazione comunale di scarsa trasparenza
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