Ancora una volta piazza San Vitale accenderà i suoi riflettori per illuminare il palco sul quale si esibiranno, con la giusta carica emotiva, alcuni soci dei Centri Diurni anziani di San Salvo che hanno frequentato nei mesi scorsi il laboratorio teatrale.
Verrà messa in scena, domani giovedì 28 luglio con apertura del sipario alle ore 21.00, la commedia in tre atti a firma di Angelo Pagano ed Enzo Marzocchetti, scritta nel 1974, dal titolo “Lu Tacchije”.
Positivo approccio al teatro sostenuto dall’Amministrazione comunale e in particolare dall’Assessorato alle Politiche sociali per riempire di contenuti l’attività svolta all’interno dei Centri diurni Anziani che «sono diventati in questi anni luoghi di partecipazione, di creatività e di impegno di quanti, in gran numero, frequentano le due strutture cittadine intitolate a Evaristo Sparvieri ed Erpinio Labrozzi – dice il sindaco Tiziana Magnacca – e che salendo sul palco si mettono in gioco dando libero sfogo alla loro capacità di essere ancora pieni di energia e di voglia di condividere con il pubblico l’amore per l’arte teatrale».
Per la regia di Angelo Pagano si esibiranno Fernando Colameo, Liberata Antinarella, Maria Petrella, Sante Mincone, Rosina Matassa, Francesco Raspa, Rosa Gaspari, Pasquale Scarinci, Giovanna Raspa e Vito Di Falco.
«Invito i cittadini sansalvesi – sottolinea l’assessore alle Politiche sociali Maria Travaglini – a sostenere con la loro presenza attiva alla rappresentazione teatrale per farsi coinvolgere dal ritmo della commedia che non mancherà di strappare applausi e sorrisi».
Audio e luci sono curate dalla Mods Art di San Salvo, costumi, arredamenti e scenografie di Alfonso Buccigrossi della Compagnia di Teatro Sperimentale “R. Bevilacqua”.
E’ bene dire che “lu tacchje” è un pezzo di legna, preferibilmente quercia, di circa 60 cm. di lunghezza e 12 cm. di diametro, da mettere al fuoco.
“Lu Tacchje” è, nel nostro caso, una commedia in dialetto abruzzese, dove si raccontano le peripezie che doveva fare un giovane, ai tempi dei nostri nonni, anzi dei nostri bisnonni, per conoscere la futura moglie. Prima di tutto, i genitori del giovane, quando decidevano di maritarlo, di solito dopo il soldato, lo mandavano dal “masciatore”, una specie di mago del paese.
Il “masciatore” voleva conoscere: tutti gli averi (la roba) che il giovane portava in dote e il nome e cognome, ma soprattutto il soprannome, della ragazza.
Dopo essere venuto a conoscenza di queste informazioni, il “masciatore” ordinava al giovane di preparare “lu tacchje” e portarla ad “intecchiare” alla casa della ragazza. “Intecchiare” significava portare il pezzo di legna fino davanti alla porta della casa della ragazza ed infilarlo nel buco dove rientra il gatto.
Se il padre della ragazza in età da marito di quella casa, rientrava “lu tacchje” e lo metteva al fuoco, voleva dire che il matrimonio si poteva fare, in caso contrario, lo stesso padre, gli tirava un calcio e lo spediva in mezzo alla strada.
Siamo ancora agli inizi: una volta che “lu tacchje” veniva rientrato e posato davanti al camino, entrava in scena “lu masciatore” che prima dei genitori dello sposo, doveva recarsi in casa della sposa e comunicare loro, con tutta la sua maestria e savoir-faire, la dote del giovanotto che era interessato alla figlia e, allo stesso tempo, essere a conoscenza della dote della sposa.-
Se i genitori della sposa e dello sposo erano soddisfatti della dote di ognuno, si poteva fare la “conoscenza” e il padre della sposa ordinava al “masciatore” di chiamare i genitori dello sposo ed iniziare il fidanzamento…
Una volta a casa della sposa, i genitori dello sposo dovevano sedersi alla sinistra del tavolo e ripetere la dote del figlio, il “masciatore” seduto in mezzo tra i due con suoceri doveva certificare tutto ciò che veniva detto e gli sposi dovevano stare seduti uno all’angolo della parete di destra e l’altra all’angolo della parete di sinistra… Non dovevano neanche guardarsi!! Il resto della commedia… è una sorpresa !!!!
SAN SALVO, 27 LUGLIO 2016