Riceviamo e pubblichiamo:
Continuare a versare sabbia sulle spiagge dove è in atto l’ingressione marina, è come non voler rendersi conto che si sta curando una malattia grave puntando sull’effetto placebo. Nel 2010, l’associazione WWF Zona Frentana e Costa Teatina documentò il fallimento dopo appena pochi mesi dal contestato ripascimento a Casabordino. In 5 mesi la linea di battigia in alcuni punti era già arretrata fino a 10 metri. Eppure i fautori dell’intervento dissero che avrebbe arrecato benefici per almeno 5 anni. Già allora c’era di che riflettere. Maggio 2014, 1,3 milioni di euro stanziati dalla Giunta Regionale per il contrasto all’erosione costiera. “Dopo due anni nei quali i balneatori di Casalbordino, come quelli di altri Comuni – raccontammo allora – hanno chiesto disperatamente un intervento duraturo ed efficace per il litorale, ormai totalmente eroso e ridotto vistosamente anche rispetto al periodo precedente al ripascimento del 2010, si è arrivati a ridosso della stagione estiva senza aver risolto il problema, e come al solito l’unica soluzione possibile appare essere un nuovo ripascimento”. C’è una domanda che ponemmo allora, e torniamo a porre ora perché crediamo sia un punto dirimente da risolvere. Le valutazioni ambientali prevedono una verifica post interventi, la Regione (o chi per lei) le ha mai effettuate? Se le ha effettuate come è possibile che si prosegua ad insistere sulla stessa fallimentare strada?
Quattro anni dopo, e una situazione sempre più drammatica, con ingenti somme spese per non risolvere nulla, torniamo a porre le stesse identiche questioni. Ancor di più ora che anche altri soggetti (finalmente!) cominciano a convenire sull’inutilità di ripascimenti e interventi spot. Basta interventi di dubbia, se non nulla, utilità i cui effetti (se ci sono positivi!) durano pochissimo. Auspichiamo uno studio affidato alle università che possa stabilire gli andamenti della linea di costa nei prossimi anni e una progettazione di interventi a lunga durata, partendo dalla rinaturalizzazione dei fiumi, ai quali con il proliferare incontrollato delle cave è stata tolta la capacità di ripascere in maniera naturale e duratura le spiagge. Proteggere le dune, importantissima ed efficace barriera contro l’erosione è oggi questione dirimente, altro che deterrenti ad un modello di sviluppo, i cui costi esorbitanti vengono scaricati sull’intera collettività. Su una progettualità per la rigenerazione e ripristino delle dune di Casalbordino, già tra il 2009 e il 2014, la nostra Associazione ha elaborato proposte che purtroppo – nonostante varie interlocuzioni – non sono mai state seriamente prese in considerazione.
WWF Zona Frentana e Costa Teatina