Il Piano Regionale Gestione Rifiuti rappresenta una grande opportunità per armonizzare la gestione dei rifiuti con la tutela della salute e dell’ambiente ma anche per favorire una migliore sostenibilità economica dell’intero sistema a vantaggio dei cittadini.
Dalla lettura del nuovo piano regionale si evince che, nella scala gerarchica prevista dalla direttiva 2008/98/CE, la prevenzione così come la preparazione al riutilizzo e al riciclaggio assumono un valore determinante ai fini della riduzione dello smaltimento a discarica e dell’esclusione del recupero energetico per contrastare il “decreto inceneritori”.
Bene un piano – questo il commento di WWF e Legambiente che hanno presentato congiuntamente osservazioni al piano stesso – che punta alla prospettiva dell’economia circolare come una grande opportunità per la nostra regione per la risoluzione di annosi problemi legati alla gestione dei rifiuti e più in generale per un uso efficiente delle risorse, favorendo lo sviluppo occupazionale ed economico.
Da qui la condivisione di massimizzare le politiche di riduzione del rifiuto, di potenziare ed agevolare la raccolta differenziata dei rifiuti urbani che nell’ultimo anno (2016) si è assestata intorno al 52,69 %. Nella tabella possiamo intanto osservare il quadro su produzione dei rifiuti e percentuali raccolta differenziata (RD) nelle 4 Province abruzzesi riferito al 2015. Spicca la situazione negativa della provincia di Pescara con una percentuale più bassa di RD:
Nella successiva tabella, invece, si fa riferimento ai comuni con un elevato numero di abitanti (>20.000) nei quali si ha una produzione di rifiuti urbani (anno 2015) pari a 311.387,21 t, il 53% dei rifiuti complessivamente prodotti nella regione:
L’obiettivo previsto dal nuovo piano di una RD al 70% di media regionale al 2022, può essere raggiunto solo se su questi comuni si spinge sulle raccolte differenziate porta a porta, con una riorganizzazione dei servizi estesi alla totalità degli abitanti e con il raggiungimento di buone performance di RD.
Altresì, si deve puntare con maggior forza al conseguimento di produzione di rifiuti urbani (RU) indifferenziati al di sotto dei 130 chilogrammi annui per abitante previsti dal piano sempre al 2022. Nell’anno 2016 si è registrato però leggero aumento nella produzione degli indifferenziati, piccolo campanello di allarme che ci avverte che, per il raggiungimento degli obiettivi di Piano è indispensabile implementate le politiche di riduzione.
Crescono, infatti, anche in Abruzzo i comuni “Rifiuti Free” che hanno deciso di puntare sulla riduzione del residuo non riciclabile da avviare a smaltimento. Di seguito i primi 5 comuni abruzzesi premiati da Legambiente nell’edizione 2017 che producono meno di 75 Kg/a/ab di rifiuto secco indifferenziato:
Centrale è il ruolo dell’impiantistica regionale nell’orizzonte di piano al fine di diminuire i conferimenti in discarica e incrementare il recupero di materia. Lo scenario di una razionalizzazione, specializzazione e adeguamento dell’impiantistica è auspicabile per una corretta implementazione delle filiere ma facendo attenzione a garantire la concorrenza delle parti, in modo da evitare monopoli pubblici o privati. In particolare per le Piattaforme pubbliche / Centri di raccolta e per gli Impianti di compostaggio e Digestione Anaerobica che sono chiamati a chiudere la filiera virtuosa per sottrarre i conferimenti a discarica si è proposto di inserire un cronoprogramma degli interventi per ogni singolo impianto al fine di avere tuti gli impianti rapidamente in esercizio secondo le potenzialità necessarie al raggiungimento degli obiettivi di piano. Si ritiene, difatti, che ritardi nell’ottimizzazione di tali impianti possano compromettere l’intero sistema di gestione. In particolare proprio per i Centri di raccolta, centri del riuso e Piattaforme ecologiche registriamo i fortissimi ritardi nell’implementazione del Piano di Azione per l’utilizzo dei Fondi PAR – FAS ( circa 22 milioni di Euro). Si ricorda che il piano per la realizzazione di tale impiantistica leggera al servizio della RD e della riduzione della produzione dei rifiuti è partita nel 2013 ma non se ne vede ancora alcuna realizzazione
Pe quanto riguarda i Centri del riuso e compostaggio di comunità, estremamente importanti per il raggiungimento di obiettivi di riduzione della produzione dei rifiuti e di raccolta differenziata, si sottolinea la necessità di accelerarne la realizzazione. In particolare va favorita l’implementazione del compostaggio domestico e di impianti di compostaggio di comunità nei piccoli comuni di montagna e nei comuni inseriti in aree protette (Regionali o Nazionali) così come del resto prevede la normativa in vigore.
La produzione di Combustibile Solido Secondario (CSS), anche se in parte residuale e con valori atti potenzialmente a scongiurare quanto paventato dal “decreto inceneritori”, a nostro avviso va meglio precisata nei termini in cui può essere utilizzata da strutture quali cementifici, tenendo presente le criticità e il posizionamento di tali impianti sul territorio regionale. Anche il favorire recupero energetico, in impianti extra regionali di quota parte del sovvallo secco non altrimenti valorizzabile va esplicitato in modo più dettagliato anche alla luce di potenziali accordi esistenti con altre regioni.
A questo si lega anche l’utilizzo delle discariche regionali, con progressiva chiusura di quelle non strategiche e l’obbligo di autosufficienza regionale (dal 2019) per tutti i flussi destinati a smaltimento che rappresentano elementi di positività ma in ogni caso andrebbero rivisti al ribasso i volumi complessivi, a nostro avviso eccessivi.
L’obiettivo primario di attivare la tariffazione puntuale al 30% delle utenze domestiche regionali entro il 2022 deve essere più ambizioso al fine di garantire ad una platea più ampia di cittadini i vantaggi di trasparenza (la certezza di pagare solo per i conferimenti di rifiuto residuo che si effettuano andando così a controllare l’entità della quota variabile della tariffa) e premialità e libertà delle scelte di consumo.
Poniamo, infine, una grande attenzione all’enorme ritardo in cui versa il processo d’istituzione della dell’AGIR (L.R. 36/2013), strumento di organizzazione della nuova governance, necessario per il raggiungimento dei diversi obiettivi che il piano si pone. Si è proposto, quindi, di individuare una tempistica reale, raccordata a quella dello stesso piano che possa considerarsi un impegno concreto per il conseguimento di questo obiettivo.
“Per concludere – chiosano le associazioni – si è ravvisata la necessità di mantenere viva un’attività continua di comunicazione/informazione adeguata rivolta ai cittadini e non solo gli addetti ai lavori.
Oggi il futuro della gestione dei rifiuti passa per l’innovazione ambientale e per la definizione di regole chiare e trasparenti per facilitare il riciclo. Un tema sottolineato più volte anche dall’Europa e ben spiegato nelle varie Direttive. Le barriere che ostacolano questo orizzonte sono tante, per questo è importante che gli obiettivi prestazionali del nuovo piano siano rispettati e continuamente monitorati, affinché si realizzi quel salto di qualità che l’Abruzzo merita e si esca definitivamente fuori dall’ottica della discarica e dell’incenerimento.”