Dal WWF Abruzzo riceviamo e pubblichiamo:
Il Tribunale dell’Aquila (presidente Giuseppe Romano Gargarella, giudice Guendalina Buccella, giudice estensore Marco Cervellino) ha respinto in camera di consiglio l’appello, presentato dal sindaco di Villavallelonga, contro l’ordinanza con la quale il Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Avezzano aveva a sua volta dichiarato inammissibile l’istanza di dissequestro della strada Villavallelonga – fonte Aceretta, in pieno territorio del Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise.
La vicenda è ben nota e ha avuto più volte, nei primi mesi dello scorso anno, gli onori della cronaca: un progetto di presunta semplice manutenzione di quel tratto di strada ne prevedeva in realtà l’asfaltatura ben al di là dello stato dei fatti: in precedenza la pista era infatti asfaltata nel primo tratto, fino a Località Madonna della Lanna, aveva un asfalto ormai quasi inesistente nel secondo tratto, sino a Località Ciafassa, ed era bianca-sterrata nell’ultimo tratto, fino alla fontana dell’Aceretta.
Contro questo intervento si scagliarono le associazioni WWF, Legambiente, Pro Natura, Touring Club, Salviamo l’Orso, LIPU, Mountain Wilderness e Dalla parte dell’Orso con una serie di interventi pubblici nei quali contestarono anche il nulla osta a suo tempo (il 30.1.2015) rilanciato dal Parco.
Questo nulla osta era tuttavia condizionato da una serie di prescrizioni (rinnovate e precisate con il parere favorevole all’intervento emesso il 29.2.2016) che non sono state rispettate in fase di cantiere. Proprio il mancato rispetto delle prescrizioni ha determinato l’intervento della magistratura e il sequestro di parte della strada e questo stesso mancato rispetto è ora alla base del rigetto anche in appello del ricorso del sindaco teso a riottenerne la disponibilità.
In attesa della pronuncia sul merito, il WWF prende atto con soddisfazione, certamente condivisa dalle altre associazioni che a suo tempo sono intervenute sul problema, della conferma del sequestro: l’area in questione, limitrofa alle foreste vetuste della Val Cervara, è una delle più importanti e cruciali per la conservazione, tra l’altro, dell’Orso marsicano. Non a caso il PATOM (Piano di Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano, sottoscritto da Ministero dell’Ambiente e Regioni interessate), evidenziando il disturbo procurato dalla presenza della fitta rete di sterrate che permette l’accesso anche ad aree montane remote, indica chiaramente, tra le strategie di conservazione, la regolamentazione dell’accesso di tutte le strade sterrate nell’areale di presenza dell’Orso il che vale ancor più per un’area delicata come i Prati d’Angro verso la quale l’accesso deve essere regolamentato immediatamente e non già a lavori conclusi, come giustamente evidenziato anche dalla ordinanza del Tribunale dell’Aquila.
In un Parco Nazionale la gestione regolamentata delle strutture ricettive presenti e degli afflussi sono conditio sine qua non di uno sviluppo turistico controllato e rispettoso dell’ambiente che, come dimostrano le esperienze positive condotte in altre aree del Parco, possono essere il volano di una positiva resa economica per l’imprenditoria locale e in particolare per i giovani. È necessario tuttavia che questo avvenga nel rispetto delle regole e guardando al futuro, non al passato rappresentato da inutile cementificazione del territorio.