Il bilancio di un recente controllo ispettivo dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Chieti-Pescara, mostra quanto sia importante muoversi in contrasto con il lavoro nero: un controllo su solo 17 attività commerciali ha già fatto scattare il provvedimento di sospensione dell’attività imprenditoriale per ben 9 di esse, in quanto occupavano in nero più del 20 per cento della forza lavoro, oltre sanzioni amministrative per decine di migliaia di euro.
Tutto, invece, sembra andare in direzione contraria, cioè verso un incentivo al lavoro sommerso.
Nei giorni scorsi la Commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento a firma dei deputati del PD con i voti della Lega Nord e di Forza Italia, che ripropone nei fatti i voucher con limitazioni di facciata. L’elemento più controverso, è la possibilità per l’impresa di revocare la comunicazione all’Inps della prestazione di lavoro occasionale, entro i tre giorni successivi dalla data in cui la prestazione si sarebbe dovuta svolgere.
E’ evidente che con un po’ di malizia, chi volesse aggirare le limitazioni poste per i nuovi voucher, basterà revocare la comunicazione qualora l’azienda non dovesse subire ispezioni. Un’eventualità non certo remota, dal momento che è impensabile che gli ispettori del lavoro possano correre dietro le migliaia di comunicazioni di prestazione di lavoro occasionale.
Si consideri che è stato l’Inps a considerare il voucher come “un segnale tipo iceberg di attività sommersa” tanto da far pensare che questo possa essere strumento “una regolarizzazione minuscola (parzialissima) in grado di occultare la parte più consistente di attività in nero”. Ora, si metta questa considerazione in relazione con i dati sulla diffusione dei voucher sul nostro territorio: in Abruzzo, solo nel mese di gennaio, sono stati venduti 351.311, è viene facile che quanto fatto venire alla luce dalle recenti ispezioni dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Chieti-Pescara possa essere solo la punta di un’iceberg. Senza contare che la crescente precarietà lavorativa, in particolar modo per quella dovuta al lavoro occasionale, mette a rischio la sicurezza dei lavoratori, di solito nemmeno formati per il lavoro che devono fare. Un condizione ancora più grave in Abruzzo, dove l’incidenza degli infortuni, anche mortali in rapporto al numero di lavoratori, raggiunge numeri da triste primato.
Per questo le istituzioni del nostro territorio, Regione, Provincia, Comuni dovrebbero concretamente attivarsi non solo contro il lavoro sommerso, ma per contrastare il lavoro precario e incentivare lavoro buono e stabile. Ma il disinteresse delle giunte locali, tra le più renziane d’Italia, è noto soprattutto alle migliaia di lavoratori abruzzesi che hanno perso il lavoro o che versano in condizioni di precarietà e disagio economico.
Contro precarietà e lavoro nero, Rifondazione Comunista aderisce fin da ora alla mobilitazione che la Cgil intende dare luogo a Roma, il prossimo 17 giugno.
Partito della Rifondazione Comunista, federazione provinciale Chieti
Partito della Rifondazione Comunista, circolo di Vasto