Un pubblico numeroso e attento, Lunedì 15 maggio 2017, ha seguito presso la Pinacoteca di Palazzo d’Avalos la presentazione del recente libro dell’Arcivescovo Mons. Bruno Forte “La Santa Radice – Fede cristiana ed ebraismo” (ed. Queriniana, Brescia).
Ha introdotto l’incontro, svolgendo poi anche il compito di moderatore, il biblista prof. don Gianni Carozza.
Padre Bruno, durante la sua relazione, ha richiamato innanzitutto le motivazioni che lo hanno spinto a scrivere queste intense pagine che sono frutto di amore e di conoscenza che in lui sono cresciuti e si sono rafforzati nel tempo. Amore alla fede dei patriarchi e dei profeti e per il popolo ebraico che ne è “il testimone imprescindibile” nella storia; conoscenza che si è andata sviluppando nel corso degli anni attraverso varie esperienze vitali, in particolare la riflessione biblica e teologica, le numerose visite da lui compiute in Terra Santa, le tante relazioni amicali con protagonisti della fede ebraica, il lavoro impegnativo come membro della Commissione mista fra la Chiesa Cattolica e il Gran Rabbinato d’Israele. “Del resto – ha osservato Mons. Forte – come si fa a non amare un popolo da cui è venuto Gesù?”
Il Vescovo è passato, quindi, a sottolineare alcuni punti importanti approfonditi nel volume, ad iniziare da una convergenza di fondo – inseparabile certo dalla loro diversità – che consiste nella testimonianza che ebraismo e cristianesimo rendono alla rilevanza del Dio vivente, il totalmente Altro, l’Infinito che si fa presente nel finito per comunicarsi alla fragilità dell’uomo.
Altri due elementi, ha continuato Mons. Forte, ci fanno scoprire l’ebraicità del cristianesimo: il valore della memoria e quello dell’attesa. Di qui l’importanza dell’ermeneutica. Per l’ebraismo come per il cristianesimo obbedisce alla Parola chi non si ferma alla lettera, ma ruminandola scava in essa per accedere ai sentieri del Silenzio e aprirsi così al futuro di Dio.
A questo punto il Vescovo ha fatto riferimento al quarto capitolo del suo libro, dove egli affronta il tema delle radici ebraico-cristiane dell’Europa, parlando delle tre grandi invenzioni: quella ebraica della “storia”; quella greca della “politica”; quella cristiana della “persona”.
Infine, c’è stato da parte di Padre Bruno un richiamo al discorso della Montagna in riferimento al dialogo ebraico-cristiano. Nel libro il tema è trattato nel quinto capitolo come risposta a due precise domande: In che senso Gesù non è un Rabbì come gli altri? E in che senso, invece, si pone in continuità con la Torah di Mosè?
Naturalmente tanti altri argomenti sono sviluppati ne “La Santa Radice”. Per esempio, il rapporto che la fede cristiana vede tra Israele e la Chiesa; la consapevolezza dell’enorme apporto che l’ebraismo ha dato alla formazione della coscienza europea e della civiltà in generale; i quattro temi che uniscono – pur nella distinzione – il mondo concettuale ebraico e quello cristiano: il cuore, il deserto, la libertà e la gioia; la figura di Mosè come “leader” religioso per la nostra società secolare. Al lettore l’impegno di approfondirli.
Il prof. Michael Segre nel suo breve intervento si è soffermato sulla bellezza della copertina del libro (dove sono rappresentati due esploratori con il grappolo d’uva della Terra promessa) e sul tema della ciclicità della storia, per affermare, infine, di “essere perfettamente d’accordo con quanto è scritto nel volume di Mons. Forte”.
E’ seguito un sereno dibattito, durante il quale i due relatori hanno risposto alle domande poste dal pubblico.
(Fonte: Qui Quotidiano – Autore: Luigi Medea)