Ci vorrebbero diverse puntate per raccontare i particolari di quanto è accaduto nella nostra città a proposito della questione “sicurezza” e del consiglio comunale convocato dalle opposizioni per discuterne.
Per consentire a ognuno di farsi un’idea, occorre dunque ripercorrere brevemente i tumultuosi eventi.
Il 23 aprile scorso i consiglieri di minoranza (Cappa, Prospero, Suriani, Del Prete, D’Elisa, Laudazi, Gallo e Carinci) protocollavano, a mezzo pec, con modalità identiche alle precedenti richieste di convocazione, tutte accolte, una richiesta di Consiglio comunale per occuparsi del problema della sicurezza, proprio nel bel mezzo di una serie di episodi criminali che stavano martoriando la nostra città.
A seguito della richiesta, come previsto dal Regolamento comunale, veniva convocata la Conferenza dei Capigruppo per determinare la data del Consiglio ma, con incredibile colpo di scena, ai consiglieri di opposizione veniva comunicato che la richiesta non poteva essere accolta perché “irrituale” (!).
I suddetti Consiglieri, infatti, a detta del Presidente Forte e dei suoi prodi soldati, si erano macchiati della grave colpa di aver inviato la richiesta con un’unica pec invece che con otto pec distinte (!!!).
Alla notizia veniva dato anche un certo risalto sui giornali, risalto accompagnato da un compiacimento della maggioranza che lasciava perplessi gli attenti osservatori.
Insomma, la maggioranza negava il Consiglio comunale sulla sicurezza con un chiaro (e puerile) “pappappero”, come se l’argomento potesse essere lo strumento per compiacersi di un (preteso) errore di forma in barba alla sostanza, e cioè alle legittime preoccupazioni dei Vastesi.
Senza curarsi dell’incredibile risposta e senza perder tempo, i consiglieri di minoranza – che avevano a cuore esclusivamente la questione sicurezza e non i soliti vecchi “giochetti” politici – il giorno successivo presentavano di nuovo la richiesta di Consiglio, curando che essa rispondesse alle (assurde) idee di “ritualità” di colpo palesate dalla maggioranza.
Pervenuta tale seconda richiesta, il solito Forte si vedeva costretto a convocare la Conferenza dei Capigruppo per stabilire, così si sperava, la data del fatidico Consiglio.
In quella occasione, però, seguendo le assurde teorie di qualche “gobbo suggeritore”, Forte tirava fuori un altro pretesto, tra l’altro contrario alla disposizioni di legge, e cioè che la richiesta doveva essere messa ai voti.
E voto fu: la maggioranza – che è tale anche in quella sede – respingeva la richiesta e quindi negava la necessità di discutere un problema tanto sentito e importante.
Negato per la seconda volta il Consiglio comunale, la maggioranza reiterava la solita mossa di “mascherare”, a colpi di comunicati stampa dalle più incredibili motivazioni, il vero motivo della mancata convocazione del Consiglio stesso: evitare che i Vastesi sapessero dell’inerzia di chi ci governa a fronte dell’impegno di chi è all’opposizione.
Nel frattempo, ladri, rapinatori, vandali e topi d’appartamento si divertivano a proseguire nel saccheggio…..
Ricevuto il secondo incredibile diniego, i consiglieri di minoranza non si perdevano d’animo e inviavano a tutte le Autorità, ivi compreso il Prefetto di Chieti, un’accorata lettera di protesta con la quale denunciavano i gravi accadimenti.
Frattanto, come fossimo nel bel mezzo di una pièce teatrale di Pirandello e non nella vita reale, anche il Segretario comunale, con lettere pec inviate ai consiglieri di minoranza, ci metteva del suo, affannandosi – ora con tono provocatorio, ora con giustificazioni personali – a mettere una pezza alle incredibili vicende piuttosto che vigilare sul rispetto delle norme, compito per il quale si trova in Comune.
In tutto questo marasma, arrivava il Prefetto e l’agognato Consiglio, convocato, guarda un po’, proprio in virtù della richiesta presentata dall’opposizione.
Giustizia è fatta, direte voi.
E lo direi anch’io se non fosse che, a volte, la giustizia non serve se non viene accompagnata dalla necessità di soffermarsi a riflettere su quanto accaduto.
Pertanto invito tutti a farlo, in primo luogo il Sindaco Menna.
Credo sia legittimo ritenere, infatti, che l’applicazione delle regole della democrazia non possa essere, ogni volta, il frutto di un percorso tanto travagliato da somigliare a una “battaglia”.
Se la legge prevede che alle minoranze – proprio perché siamo in una democrazia e non nel bel mezzo di una dittatura – è consentito chiedere la convocazione del Consiglio comunale, è perché si vuole garantire, attraverso l’organo di maggiore espressione dell’ordinamento democratico, la rappresentanza di tutti i cittadini.
E se in una democrazia la legge consente ai consiglieri di opposizione di chiedere, e ottenere, un Consiglio comunale, è perché discutere e confrontarsi, insieme – maggioranza e minoranza – probabilmente conduce al miglior risultato per i cittadini stessi.
E se poi la stessa legge non prevede che tale richiesta di convocazione possa essere sottoposta a votazione (scontata, considerati i numeri) è perché, altrimenti, la norma stessa risulterebbe svuotata del suo significato e del valore che deve tutelare: i consigli comunali verrebbero convocati – se convocati – solo dalla maggioranza, con il risultato che nessuno, neanche i cittadini, potrebbe conoscere, dibattere, verificare l’operato dell’amministrazione.
Insomma, se la Legge è Legge è perché siamo in Democrazia!
E, a meno che non vogliate arrivare a rinnegare pure questo, non potete farci niente!
Alessandra Cappa
Consigliere di Unione per Vasto