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Dopo la sentenza 74/2017 esulta il WWF: “La Corte Costituzionale boccia la politica abruzzese che privilegia il mondo venatorio”

Dal WWF Abruzzo riceviamo e pubblichiamo:

Il WWF esprime soddisfazione per la bocciatura da parte della Corte Costituzionale della legge regionale n. 11/2016 di modifica della l.r. 38/1996 (approvata in Consiglio Regionale il 5 aprile e pubblicata sul Bollettino Ufficiale il 14 aprile dello scorso anno). Un provvedimento vergognoso, approvato benché in evidente contrasto con le legge quadro 394/91 sulle aree protette e con la stessa legge 157/92 sull’attività venatoria. Con tale normativa si sarebbe voluto consentire lo svolgimento di attività cinofile e cinotecniche all’interno delle aree protette regionali. In pratica diventava possibile addestrare e allenare cani da caccia e persino organizzare gare cinofile, su tutto il territorio del Parco Regionale Velino Sirente e su quello delle Riserve regionali durante l’intero corso dell’anno.
Contro il Provvedimento insorsero Federparchi e le associazioni ambientaliste. Il WWF diramò con Legambiente, Ambiente e/è vita, LIPU, Pro Natura, Mountain Wilderness e Salviamo l’Orso la nota congiunta che si riporta in calce al presente comunicato. Nel testo si chiedeva al Consiglio regionale di fare un passo indietro cancellando in proprio una norma allucinante. Non è stato così. Il Consiglio regionale non ritornando sui propri passi ha preferito guadagnarsi la vergogna, di fronte all’opinione pubblica, per aver cercato di varare una legge insensata e, ora lo sappiamo ufficialmente, anche illegittima.

 

Comunicato stampa del 28 aprile 2016

La Regione Abruzzo cancella d’incanto ogni sua precedente scelta “verde”, votando all’unanimità un provvedimento legislativo in palese contrasto con almeno due leggi nazionali (legge quadro 394/91 sulle aree protette; legge 157/92 sull’attività venatoria), con la stessa legge regionale 38, modificata in modo assurdo e incoerente, e con la delibera 451/2009 della Giunta.
Si tratta della legge regionale n. 11 di modifica della l.r. 38/1996 (approvata in Consiglio Regionale il 5 aprile scorso e pubblicata sul Bollettino Ufficiale il 14 aprile) con la quale si consentono attività cinofile e cinotecniche all’interno delle aree protette regionali. In pratica diventerà possibile – se questo allucinante provvedimento non verrà immediatamente cassato – attività di addestramento e allenamento di cani, nonché lo svolgimento di gare cinofile, su tutto il territorio del Parco Regionale Velino Sirente e su quello delle Riserve regionali durante tutto l’anno.
È un provvedimento di assoluta gravità che, come segnala con giusta indignazione anche Federparchi, non ha precedenti in alcuna regione italiana. Un provvedimento che mette a gravissimo rischio la conservazione di specie faunistiche importanti, tutelate da norme europee e nazionali, a cominciare dall’orso e dal camoscio. Si tratta inoltre di una norma illogica, illegale e ancora più assurda perché votata all’unanimità dai consiglieri regionali di quella che dovrebbe essere la regione verde d’Europa.
La vergognosa legge è passata quasi alla chetichella in Consiglio, senza alcun coinvolgimento delle associazioni ambientaliste e degli stessi dirigenti delle aree protette regionali. Fa specie in particolare il voto favorevole di forze politiche che si dicono favorevoli alla tutela ambientale. Evidentemente il sì alla norma che apre la prospettiva di uccisioni a danno di cervi e caprioli non è stato un errore di percorso ma una precisa scelta a favore della caccia e delle attività collaterali ad essa connesse. È impressionante anche la rapidità con la quale questa leggina è passata a confronto con i tempi biblici che il Consiglio applica quando si tratta di provvedimenti di segno opposto come ad esempio l’approvazione dei Piani di gestione dei SIC (Siti di Importanza Comunitaria), che giacciono nei cassetti a dispetto di una procedura d’infrazione aperta dall’Unione Europea sulla mancata trasformazione dei SIC stessi in Zone Speciali di Conservazione.
WWF, Legambiente, Ambiente e/è vita, LIPU, Pro Natura, Mountain Wilderness e Salviamo l’Orso, nel mentre si ripromettono di segnalare all’opinione pubblica i responsabili di questa vera e propria nefandezza e si riservano di contrastare in ogni sede una legge che minaccia le specie e le aree protette, si associano all’appello di Federparchi perché la norma venga immediatamente abrogata augurandosi che in seno al Governo e al Consiglio regionale torni a prevalere il buon senso.

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