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Porto di Pescara, il WWF invoca approfondimenti a cominciare dalla Valutazione di Impatto Ambientale

“Martedì 20, nelle ore del mattino, il Comitato VIA esaminerà di nuovo due progetti relativi al Porto di Pescara: l’apertura della diga foranea e la realizzazione di una barriera soffolta già valutati il 7 dicembre scorso. Dovrà valutare se i progetti dovranno o meno essere sottoposti a Valutazione di Impatto Ambientale, un procedimento che implica un maggiore livello di approfondimento.
Il WWF ha presentato prima della scorsa riunione un documento in critica a tali lavori, firmato dalla presidente della sezione Chieti-Pescara Nicoletta Di Francesco e dalla referente regionale energia Fabrizia Arduini, che si trasmette in allegato.
Il WWF in sostanza chiede che un progetto che dovrebbe nelle intenzioni di chi lo propone quanto meno porre fine agli interrimenti creati dalla diga foranea venga di per sé opportunamente sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale, al di là della sua stessa reale configurazione come parte di un intervento più ampio previsto dal nuovo Piano Regolatore Portuale.
Un approccio più analitico e sistematico è indispensabile per un progetto di tale rilevanza, anche per gli inevitabili riflessi che avrà sulla flora e sulla fauna marine e costiere. Occorrono uno Studio di Impatto Ambientale (richiesto dalla VIA) con una caratterizzazione dell’area in oggetto di gran lunga più di dettaglio rispetto a quella oggi disponibile e un progetto definitivo che descriva con maggiore accuratezza gli interventi previsti.
Scendendo più in dettaglio, pur non contestando le risultanze dello studio sulle correnti litoranee e sul trasporto solido commissionato dal Provveditorato interregionale per le opere pubbliche per il Lazio-Abruzzo-Sardegna Sezione Opere Marittime Abruzzo al team del Prof. Francesco Gallerano dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, il WWF ne ha evidenziato i limiti, connessi proprio al suo essere uno studio preliminare, basato su informazioni non adeguate.
C’è inoltre il fatto che all’equipe che lo ha elaborato si è chiesto non di studiare la soluzione teoricamente migliore ma solo di esprimersi su alcune alternative pre-definite, che non è detto affatto siano quelle ottimali per risolvere i problemi del porto. Un approccio metodologico inadeguato, viziato da scelte a monte non a caso contestate da più parti.
Le quattro opzioni sottoposte agli esperti dell’ateneo prevedono l’opzione zero (lasciare tutto com’è) oppure tre diversi livelli di intervento: 1) la configurazione attuale con l’aggiunta di una barriera soffolta fra la diga foranea e la linea di costa; 2) quanto già previsto nell’opzione 1 con in più una “apertura” della diga foranea; 3) tutti i lavori dell’opzione 2 con l’aggiunta di una barriera a protezione dell’apertura della diga foranea sul lato rivolto verso il mare aperto. In pratica diversi
possibili livelli di un progetto nei fatti già definito e addirittura assurdamente già in fase di appalto prima di qualsiasi valutazione ambientale.
In ogni caso lo studio, da preliminare qual è, simula in maniera incompleta gli effetti delle forzanti di moto ondoso, per cui ne risulta una visione insufficiente. In ogni caso, sulla base delle risultanze, nessuna delle tre opzioni appare risolutiva del problema e anzi quelle più complesse, la 2 e la 3, secondo il WWF non avrebbero dovuto nemmeno essere prese in considerazione.
La sola barriera prevista dall’opzione 1 limita effettivamente l’afflusso di sedimenti nel porto ma l’accumulo ci sarebbe comunque a cavallo della barriera stessa, col risultato, evidenziato nello studio, di obbligare alla manutenzione annuale dell’area tramite dragaggio. In più la potenziale diminuzione della circolazione delle acque nell’area prospiciente l’ingresso portuale potrebbe determinare problemi di pseudo stagnazione. Lo studio evidenzia inoltre come le oscillazioni di marea risultino “significativamente influenti”, determinando una perdita di efficacia della barriera nelle condizioni di alta marea.
Il leggero miglioramento della situazione in termini di correnti e quindi sedimentazione è relativo comunque solo alla forzante da Nord (e quindi correnti da circa Nord Ovest). Sulle sedimentazioni incidono invece, pur se in maniera inferiore, anche correnti da SE e i materiali inquinati trasportati dal fiume. Lo studio preliminare tutto questo non lo esamina e avrebbe dunque bisogno in fase esecutiva di un auspicabile approfondimento modellistico. Senza dimenticare i possibili effetti combinati di onde non più frenate dalla diga e della piena del fiume. Le valutazioni in tal senso dovrebbero essere adeguatamente rivalutate, così come il progetto stesso e l’intero Piano regolatore portuale, alla luce anche dell’innalzamento medio marino previsto per i prossimi anni da ISPRA in Adriatico in conseguenza dei cambiamenti climatici in atto. Il rischio è che l’intervento, se autorizzato alla luce dei soli insufficienti studi a oggi disponibili, non dia alcuna garanzia né in quanto al raggiungimento degli obiettivi previsti né in termini di sicurezza.
Alla luce delle considerazioni sin qui esposte il WWF ritiene indispensabile l’approfondimento del progetto in sede di Valutazione di Impatto Ambientale, al fine anche di non sperperare denaro pubblico”.

Così il WWF Chieti – Pescara, in un comunicato stampa.

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